Teatro

Peter Pan e gli altri verso l'Isolachenoncé

Peter Pan e gli altri verso l'Isolachenoncé

“Peter Pan- Il musical” è in scena al Teatro degli Arcimboldi di Milano fino al 7 gennaio 2007, con la regia di Maurizio Colombi e le musiche di Edoardo Bennato. Prima di tuffarmi nel mondo incantato dell’Isolachenoncé, mi aggiro tra l’interminabile e sconfinato backstage degli Arcimboldi per incontrare i personaggi principali di questa avventura: Manuel Frattini, Claudio Castrogiovanni, Riccardo Peroni e Alice Mistroni. Intercetto Manuel Frattini in seduta trucco, proprio pochi minuti prima dell’entrata in scena… Manuel, possiamo sfatare il mito delle lunghe ore di trucco per Pinocchio! Sì, contro l’ora di trucco per “Pinocchio”, questa è una passeggiata veloce. Ottengo l’età giusta nel giro di un quarto d’ora! Se il Peter Pan che c’è in te aveva aiutato Pinocchio a usicire, adesso Peter Pan che effetto ti fa? Peter Pan in realtà sono proprio io, in quanto soggetto affetto da "sindrome di Peter Pan"! Pinocchio e Peter Pan potrebbero avere più o meno la stessa età scenica, ma con alcune differenze fondamentali: Pinocchio, un bimbo ingenuo, credulone, bugiardo, che voleva assolutamente crescere, Peter Pan invece, diavoletto, leader, assolutamente non ci pensa proprio a crescere! E’ più bambino Pinocchio o Peter Pan? Mah, lo sono entrambi, con le differenze che ti ho appena detto. Come ti sei approcciato a questa storia? Su questa storia, soprattutto negli ultimi 20 anni, sono state fatte riletture, film molto diversi, con molte possibilità di interpretazioni. La nostra versione, come è stata pensata dal regista Maurizio Colombi e da Arturo Brachetti, non ha voluto tradire la favola, l’aspetto magico, che rende il nostro spettacolo molto vicino alla versione disneyana. Brachetti come direttore artistico e Maurizio Colombi come regista cosa hanno portato a questo allestimento? Beh, Maurizio Colombi ha avuto delle ottime intuizioni nel dare energia al cast e a tutto il gruppo di lavoro […] mentre Arturo ha forse curato un po’ di più l’immagine stessa dell’allestimento. Chiunque ha pensato che il coinvolgimento di Arturo in uno spettacolo del genere fosse quasi obbligatorio, insomma. Tu, prima di “Pinocchio”, hai fatto parte di alcuni musical che ormai possono entrare nelle antologie, da “A Chorus Line”, a “Sette spose per sette fratelli”, “La piccola bottega degli orrori”. Hai una certa nostalgia per partecipazioni di tipo più “storico”? Questa è un po’ la parte più stimolante del nostro lavoro. In fondo, non è assolutamente più facile, ma quando si acquistano i diritti per uno spettacolo, ci sono anche spettacoli tipo “Chorus Line” che arrivano impacchettati del loro bel copione, con addirittura indicazioni sul colore dei costumi, le coreografie stesse quelle sono e quelle devi fare! Quando ci sono operazioni come “Peter Pan”, che è comunque un titolo che non ci appartiene, ma non è vincolato da diritti particolari, si ha la possibilità di maggiori stimoli […] Non ho nostalgia per quei titoli “storici”,come li hai definiti, ma sono comunque pronto a rifarli domani! Claudio Castrogiovanni nel ruolo di Capitan Uncino ci parla un po’ del suo personaggio... Credo che sia uno dei sogni più belli che un attore possa fare perché comunque è un personaggio talmente denso di sottotesti che è solo un divertimento farlo. La cosa bella è che il taglio dato dal regista Maurizio Colombi è quello di un cartone animato e quindi c’è spazio per poter dare anche una fisicità un po’ diversa. […] Non è così cattivo in realtà, è uno che si sente un po’ solo. E’ molto piacevole fare questo ruolo. Capitan Uncino è uno dei pochi personaggi dello spettacolo che è adulto e rimane un adulto, mentre gli altri protagonisti sono degli adulti che ricoprono ruoli più adolescenziali. Quale è stato il tuo lavoro personale non sul carattere, ma sulla fisicità? Il lavoro sull’età me lo sono posto più in relazione all’approccio che Uncino aveva con Peter Pan […] Capitan Uncino, rispetto agli altri protagonisti, può tranquillamente fregarsene del lavoro sull’età. Scorrendo il tuo curriculum si legge che tu ti destreggi tra il cinema, il teatro e credo si possa affermare che tu abbia una maggiore esperienza con i musical in versione originale. Quindi, questa esperienza di “Peter Pan”, un progetto tutto italiano, che cosa ha significato per te? Il primo album che ho comprato nella mia vita è stato “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato, che mi sono fatto già autografare! Io credo che fosse già nato per essere un musical quel disco. Io ho fatto parte, per esempio, del cast di “Rent”, che era un musical nato in America, più specificamente per il popolo newyorkese. Tradotto in italiano, veniva fuori un prodotto abbastanza complesso. […] Ogni sottotesto del libro, in “Peter Pan - Il musical” è raccontato attraverso le canzoni in maniera perfetta, quindi non è un ostacolo la musica di Bennato, è un supporto meraviglioso. ”Peter Pan” è il suo debutto nel mondo del musical: che esperienza ha rappresentato per lei questo progetto? A me diverte molto, anche perché io leggo ancora i fumetti, nonostante i 2000 anni che mi porto addosso! Forse, uno che ha la sindrome di Peter Pan, ma felice di averla, sono proprio io…in folta compagnia, devo dire […] e poi mi fa piacere perché io adoro cantare. E’ il mio debutto ufficiale nel musical…non è mai troppo tardi! Che rapporto ha con il testo di “Peter Pan” e con l’album di Bennato? Il testo in questi casi lo si fabbrica anche un po’ insieme. E’ tutto un po’ un work in progress con gli altri colleghi. In quale direzione pensa che vada in questo momento il musical in Italia? Mi pare che abbia preso piede bene […] Anche a Milano stessa, se uno va al Teatro della Luna, piuttosto che al Nuovo, ci sono dei bei “pienotti”. La gente è attratta da questo genere[…] non c’è più la rivista e questo è quello che è stata la rivista nel dopoguerra. Ha parlato del musical che “attira pubblico”…a quasi dieci anni dall’esplosione in Italia con “Grease”, possiamo ancora utilizzare un’espressione del genere o si può fare un altro tipo di discorso? Molte melodie fanno parte della storia della musica. Quando è stato fatto “Mamma mia” con le musiche degli Abba, quelle musiche non erano state scritte l’anno prima. Come nel nostro caso, Bennato le musiche le ha scritte nel ’78 Alice Mistroni nasce come performer e questo e il suo ritorno al musical, dopo l’esperienza di “Grease” con la Compagnia della Rancia e l’esperienza televisiva di “Grandi domani”… Beh, io devo dire che all’inizio è stato un po’ difficoltoso perché quello di Wendy non è il classico carattere simpatico, è un ruolo da tipica femminuccia carina, semplice, dolce, anche un po’ noiosa. Quindi la difficoltà è stata nel cercare di trovarle una personalità e farla vivere con i suoi 15 anni. Una sfida difficile, perché io ho 30 anni, ma alla fine con grande fatica ci sono riuscita, ho trovato il canale giusto per interpretare la bambina senza farne una macchietta. Wendy però è un personaggio più maturo rispetto a tutti gli altri bambini della storia… Innanzitutto devo dire che interpretare un bambino rappresenta un’apertura mentale incredibile per tre ore della tua giornata, perché vivi l’istinto, la passionalità, vivi tutto quello che vivono i bambini […] e questa è una cosa meravigliosa. Certo, mi dà anche una grossa tenerezza vedere che una bambina, anche nel momento del sogno, della spensieratezza più totale […] riesce comunque a capire che la vita va vissuta […] e che gli affetti della vita reale sono la cosa che conta, e quindi torna a casa. Peter Pan, secondo te, alla fine capisce che la vita va vissuta, nonostante una sua scelta precisa? No, secondo me lui non lo capisce fino in fondo. Capisce che sicuramente c’è qualcosa di giusto, di bello nella vita reale […] ma alla fine resta all’Isolachenoncé perché non comprende fino in fondo che cosa sono i valori della vita […] Il personaggio di Wendy ha un’idea ben precisa di che cosa è una mamma. Alice Mistroni cosa pensa delle mamme in generale? Io devo essere sincera, mi ritrovo un po’ in Wendy perché io sono un po’ mammina, mi piace prendermi cura delle persone, mi piace insegnare […] La mia idea di mamma è la mia mamma, una persona che è anche la mia migliore amica e io ci credo in questa cosa […] “Tre metri sopra il cielo” è un’altra grande attesa di questa stagione teatrale. Se tu non fossi già un’artista, percorreresti una strada come quella di Massimiliano Varrese, dalla tv al teatro? Io sono un po’ classica in questo senso e sono per quelli che è giusto che studiando tanto passino soprattutto dal teatro, perché è una grande palestra che ti fa capire che cos’è il vero lavoro dell’attore […] In televisione c’è fretta e non c’è una cura reale del lavoro dell’attore […] L’esperienza in televisione a me ha dato tantissimo e la rifarei domani! Mi ha insegnato tanto a livello tecnico, però alla fine gioca anche molto il talento personale […] Non è che c’è una regola! Girare “Grandi domani” è stata un’esperienza davvero così frenetica? Il regista, Vincenzo Terracciano, mi è piaciuto da morire! Nove mesi di girato per una fiction è stata una cosa mai visto. Abbiamo fatto anche molte prove di lettura copione con gli attori. Un cast con cui mi sono trovata benissimo, anche a livello umano. Un bel prodotto a livello tecnico!